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A.B.
7 novembre 2016
Città metropolitane: Tore Piana non ci sta
«Le città metropolitane ? Un altro fallimento della Giunta Regionale. Troppo Cagliari-centrismo e zero democrazia», dichiara il coordinatore regionale di Italia attiva

CAGLIARI - «Nel più assoluto anonimato lo scorso 9 ottobre è stato eletto il consiglio della Città Metropolitana di Cagliari, una scadenza elettorale ignorata dalla stragrande maggioranza dei cittadini. Nei giorni della vigilia, erano al lavoro infatti i capi corrente e funzionari dei partiti per studiare le migliori strategie a tavolino, tanto a votare sarebbero stati chiamati solo i sindaci e i consiglieri dei 17 Comuni della Provincia. Poco meno di quattrocento persone per una rappresentanza di 431.874 cittadini. Insomma, una pratica riservata agli addetti ai lavori». Questo il severo commento di Tore Piana, coordinatore regionale e componente l’ufficio politico nazionale di Italia attiva, che censura il metodo con la quale la Regione a guida Pigliaru ha individuato in Cagliari la sola città metropolitana, lasciando escluso il resto della Sardegna «in un Cagliari–centrismo mai visto prima d’ora».
Ma cosa non va nelle città metropolitane, si chiede Piana? «Oggi è un Ente che si caratterizza per l’enorme difetto di rappresentatività democratica. Le elezioni di secondo livello si sono dimostrate un fallimento, perché hanno sancito l’estromissione dei cittadini dalla vita politica, vale a dire l’esatta antitesi del principio di condivisione democratica sancita dalla nostra Costituzione. Le città metropolitana di Cagliari, nata a seguito di un acceso dibattito in Sardegna, è destinata ad avere un ruolo cruciale nella geografia degli Enti Locali, magari ispirata a quelle efficienti e funzionali presenti nel resto dell’Europa ma non a Cagliari. Le città metropolitane e in particolare quella cagliaritana rappresenta un progetto già abortito, perché nell’applicazione sono diventate una cosa per pochi, una vera abberrazione. E qui nasce immediato il paragone con il nuovo Senato previsto all’interno della riforma costituzionale, una sorta di città metropolitana parlamentare, nella quale siederanno cento senatori eletti dai Consigli Regionali di cui 74 consiglieri regionali in carica e ventuno sindaci, eletti da Consigli Regionali che non brillano per efficienza e trasparenza. Possiamo affermare che anche in questo caso, un affare per pochi nonostante sarà il nuovo Senato una camera chiamata a pronunciarsi su provvedimenti qualificanti come quelli comunitari e costituzionali».
Quale futuro immagina per le città metropolitane?
«Problematico, così come sono non avranno futuro e Cagliari ne sarà la dimostrazione. Pensi che il sindaco di Cagliari sarà contemporaneamente: sindaco, presidente della Città metropolitana e anche senatore, una cosa pazzesca, impossibile da pensare. Inoltre, sono già inadeguate e andrebbero riformate secondo lo spirito della partecipazione popolare. Negano ai cittadini il sacrosanto diritto di eleggere i propri rappresentanti, in pratica un golpe bianco all'italiana, in Sardegna aggravato da uno sbilanciamento di poteri decisionali e di destinazione finanziamenti comunitari verso una sola parte dell’Isola a discapito del deserto nel resto della Sardegna, vedasi zone e comuni interni», conclude il coordinatore regionale di Italia attiva.
Nella foto: Tore Piana
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