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Red 20 agosto 2020
384 lavoratori irregolari nel Cagliaritano
Le Fiamme gialle della Seconda Compagnia di Cagliari ed il locale Ispettorato territoriale del lavoro di Cagliari-Oristano hanno concluso un’attività congiunta di controllo finalizzata al contrasto al lavoro sommerso ed irregolare nei confronti di sette società, delle quali cinque con sede nella provincia di Roma e due in Sardegna
384 lavoratori <i>irregolari</i> nel Cagliaritano

CAGLIARI - Le Fiamme gialle della Seconda Compagnia di Cagliari ed il locale Ispettorato territoriale del lavoro di Cagliari-Oristano hanno concluso un’attività congiunta di controllo finalizzata al contrasto al lavoro sommerso ed irregolare nei confronti di sette società, delle quali cinque con sede nella provincia di Roma e due in Sardegna, che hanno di fatto posto in essere la somministrazione irregolare di manodopera a favore di otto unità commerciali operanti nel settore di prodotti per la casa siti nella provincia di Cagliari. Le attività ispettive hanno permesso di individuare 384 rapporti di lavoro dipendente irregolari.

Sotto la lente di ingrandimento sono finiti dapprima i rapporti di lavoro dei dipendenti dei punti vendita della provincia di Cagliari, in relazione ai quali sono subito emerse una serie di irregolarità come ad esempio ore extra e festivi non retribuiti, nonché l’applicazione del Ccnl multiservizi al posto di quello del commercio, oltre al sostenimento di spese fittizie per trasferte. Ma l’aspetto che maggiormente ha attirato l’attenzione degli investigatori e degli ispettori è stato il fatto che numerosi lavoratori dipendenti, seppur impiegati nelle loro mansioni quotidiane nei punti vendita ispezionati di fatto risultavano essere dipendenti di tre società con sede nel Lazio. Tra l’altro, gli stessi lavoratori nel corso degli ultimi anni sono stati più volte fatti risultare formalmente dipendenti da diverse società pur, tuttavia, risultando immutato il datore di lavoro sostanziale: molti di loro hanno lavorato, senza soluzione di continuità, nello stesso punto vendita senza la consapevolezza di un mutamento del datore di lavoro formale e alcuni lavoratori erano convinti di essere dipendenti di un’agenzia di somministrazione di lavoro.

Di fatto, è emerso che non c'era alcun rapporto reale tra i lavoratori e le società che formalmente ne avevano la responsabilità contrattuale, avendo gli stessi come punto di riferimento soggetti direttivi dei punti vendita, dai quali ricevevano ordini e valutazioni. Le cinque società apparentemente datrici di lavoro sono risultate aver stipulato contratti di appalto per servizi, in particolare di pulizia, celando dietro questi rapporti economici un contratto a tutti gli effetti di somministrazione di manodopera. L'analisi documentale e le ulteriori attività investigative ha consentito di far emergere tale irregolare procedura a danno degli ignari lavoratori dipendenti, convinti di avere altro datore di lavoro. Con questo meccanismo, l’effettivo datore finale di lavoro ha ottenuto il vantaggio di notevoli risparmi sul costo della manodopera, poiché non ha pagato alcun contributo previdenziale e assistenziale corrispondendo alla società appaltatrice il solo costo della prestazione. E' emerso che le società appaltatrici a loro volta non hanno versato agli enti previdenziali e assistenziali i contributi dovuti in quanto sono risultate cessate anzitempo e ricostituendosi sotto altre forme societarie e rinnovando i rapporti contrattuali con i lavoratori dipendenti.

Le investigazioni hanno fatto emergere che i lavoratori irregolari sono risultati essere inseriti in modo continuativo negli organigrammi dei centri di vendita, al punto da rendere impossibile individuare il servizio reso dalla società appaltatrice come un servizio autonomo e distinto, necessario per qualificare la prestazione come un appalto e non come una somministrazione. Pertanto, le prestazioni lavorative sono state interamente ricondotte all’istituto giuridico della somministrazione di lavoro, tra l’altro da parte di soggetti non autorizzati e non iscritti nell’albo. Configurandosi l’ipotesi della somministrazione irregolare di manodopera, sia al somministratore che l’utilizzatore sono state irrogate sanzioni pecuniarie pari a 60euro per ogni lavoratore e per ogni giornata di effettiva occupazione, con la constatazione di una sanzione complessiva, per ogni soggetto, nel minimo pari a 16.667,66euro, per un ammontare complessivo pari a 439.506,44euro. Questo intervento ispettivo si affianca ad altro analogo controllo eseguito nei confronti di altra catena di supermercati e concluso nel dicembre 2019, che aveva portato alla contestazione di 287 posizioni di lavoro irregolari nei confronti di cinque società che avevano operato con le stesse modalità.
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