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Luigi Coppola 18 aprile 2010
Ad Alghero il Blues della lanterna è stellare
Grande concerto di Guitar Ray & The Gamblers all´April Jazz 2010. Acustica e fiati per emozioni di altri tempi: il piano sublime di Pippo Guarnera
Ad Alghero il Blues della lanterna è stellare

ALGHERO - "…Can you find the bluuuesss..??.." canta, dilatando vocali e dittonghi come una supplica implorata, l'eclettico figuro dal completo elegante di mezzo Novecento Americano. Si il Blues, non solo lo abbiamo trovato, ne abbiamo scoperto toni inediti e suoni epocali che risvegliano pulsioni forti, per una musica, una filosofia d'intendere la vita irripetibile. Queste e altre sensazioni, avvolte da incursioni rock e prolundati standard blues, ha regalato con energia e generoso coinvolgimento il concerto di venerdì notte (16 aprile) penultimo atto in cartellone April Jazz 2010, al Poco Loco di Alghero. Mancano pochi minuti alle 23.00 quando partono le note di un ensemble colto ed elegante.

Direttamente da Genova, con origini che abbracciano tutto il nord d'Italia (e non solo) il salto oltre oceano è cosa fatta. I fiati di J.P. Lo Bello (tromba) e P.J. Maffy (sax tenore) da soli conquisterebbero già ribalta e platea insieme. Il basso elettrico di Gab Dellepiane (provvisto di cappello e gilet in pelle), la batteria di Marc Fuliano avviano a scartare i fiocchi di una grande sorpresa, nel solco della tradizione blues americana. Che ha fatto dei Gamblers, la prima formazione italiana, prodotta dal grande Otis Grand nel loro album d'esordio titolato "New Sensation". Non finiscono le soprese: il palco prolungato in orizzontale ospita un bellissimo piano a coda. A suonarlo con estro superiore è il maestro Pippo Guarnera, storico protagonista al Music Inn, antesignano Jazz Club romano agli albori dei '70 e partner di formazioni miliari (da "Napoli Centrale" sino ai Weather Report, e musicisti fra i quali Duke Cobham ed Eugenio Finardi).

Efficace nelle basi d'appoggio, strepitoso in alcuni solo, dove un inarrestabile bughi bughi, manda al ballo una intera "curva inglese" che trascura persino le caraffe, ancora spumeggianti e bionde che illuminano e dissetano i tavoli della cena catalana. La musica è bella e roboante come un treno in accelerazione. Potrebbe bastare forse, fin quando entra il locomotore. La voce è graffiante, potente ma chiara. Tromba e sax riverberano sempre il finale di un vocalese possente. "..So che qui si suona il Jazz...ma c'è qualcuno a cui piace il blues..?Who loving blues..?.." - Così quasi in punta di piedi, stretti nei mocassini a punta come Al Capone, Renato Scognamiglio, al secolo Guitar Ray, chiede spazio alla sua maniera.

Gli applausi prolungati, non lasciano dubbi al suo talento, quando alla sua voce, prende il posto l'atra della sei corde. L'arpeggio acustico è micidiale e la direzione ai compagni musicisti, superba. E' frequente l'omaggio al suo mentore, Otis Grand, dal quale ricava cover egregie ("Il canto dell'uomo solo" è fine arrangiamento) ma non dimentica altri autori audaci dell'America nera. E' una musica ricercata e fine dove le note non sono mai casuali, seguono un percorso colto e studiato. Raffinato e integrato alle estensioni vocali che danno i giusti spazi agli standard e ai solo degli strumentisti, per una musica d'insieme unica. Prima dei bis e delle presentazioni di ogni musicista c'è un simpatico siparietto fra i tavoli. L'osmosi con il pubblico sublima una particolare jam session: una ragazza sale in ribalta. Renato la cinge con la sua chitarra, in una ballo sinuoso. Spettacolo nello spettacolo. E' passata ancora la mezzanotte e l'April Jazz si avvia all'epilogo. Venerdì 23 aprile, il gran finale con la band inglese 24 Pesos.
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