Alberto Becciu
13 settembre 2010
Endometriosi: cosa è e cosa si può fare!
Una malattia a carico dell’apparato riproduttore femminile, che in una percentuale non trascurabile può essere associata a infertilità

ALGHERO - L’endometriosi è una malattia a carico dell’apparato riproduttore femminile, che in una percentuale non trascurabile può essere associata a infertilità; per questo motivo è una delle patologie più studiate e sulle quali si cerca di fare i maggiori progressi scientifici. L’endometrio è il rivestimento interno dell’utero. Questa superficie, stimolata dagli ormoni, aumenta di spessore arricchendosi di sangue e ghiandole per far sì che l’eventuale uovo fecondato, una volta arrivato nell’utero, possa trovare il miglior habitat per potersi impiantare e crescere.
Nel caso in cui non avvenga la fecondazione, l’endometrio “accortosi” dell’assenza di una gravidanza, si sfalda dando origine alle mestruazioni. In alcuni casi, le cellule dell’endometrio sono presenti in zone dove non dovrebbero trovarsi, come sulla superficie delle ovaie, all’interno del muscolo uterino, all’interno dell’addome o addirittura in zone distanti come polmoni e cervello.
Queste cellule, identiche in tutto e per tutto a quelle presenti nell’endometrio, mensilmente rispondono agli stimoli ormonali provenienti dal cervello, anche loro si imbibiscono di sangue e non “rendendosi conto” di non essere nell’utero (che comunica con l’esterno attraverso la vagina), scoppiano e danno origine a piccole mestruazioni, che purtroppo non possono essere riversate all’esterno. Questa condizione comporta che il sangue coagulato ristagni nel tessuto che lo ospita, che tra i tessuti adiacenti si possano formare delle aderenze e che le cellule endometriosiche possano aumentare di numero e diffondere altrove. In molti di questi casi le mestruazioni sono molto dolorose, possono durare più giorni e il dolore può essere diffuso a tutta la pelvi.
Come è possibile che cellule dell’endometrio si trovino in posti dove non dovrebbero trovarsi? Ci sono diverse teorie, tra cui la più accreditata sembra essere quella della mestruazione retrograda; ogni
mese un ovulo espulso dall’ovaio viene “catturato” da una tuba (il canale che mette in comunicazione l’ovaio e l’interno dell’utero) e se non avviene la fecondazione, anche il tessuto interno della tuba va incontro alla mestruazione ed è possibile che parte di questo sfaldamento, invece di riversarsi all’esterno attraverso l’utero e la vagina, ricada verso l’ovaio e quindi all’interno della cavità addominale (che nella maggioranza dei casi è proprio la prima zona a essere interessata dall’endometriosi).
Esiste una cura per l’endometriosi? L’aspetto più importante nel trattamento dell’endometriosi è la precocità nella diagnosi perché a seconda dello stadio della malattia, l’approccio terapeutico risulta completamente diverso. Il trattamento farmacologico affinché queste cellule “fuori sede” smettano di sanguinare è composto da una serie di farmaci che impediscono le mestruazioni, simulando cioè, uno stato di precoce menopausa; ovviamente in questo stato si troveranno anche le cellule formanti il regolare endometrio e quindi rendendo impossibile uno stato di gravidanza; è possibile che dopo un periodo di pausa in cui sia le ovaie che l’utero sono stati a riposo, alla ripresa delle normali attività, qualcosa sia migliorato.
In molti casi la malattia ha già progredito e si può ventilare la possibilità di un intervento chirurgico, utile per eradicare gruppi di cellule endometriosiche attaccate su organi importanti; anche questo approccio deve essere considerato con cautela perché, come è facile immaginare, anche durante l’intervento chirurgico è possibile che si contribuisca a disseminare ulteriori cellule endometriosiche e peggiorare la situazione. Come sempre succede, anche nel caso dell’endometriosi, la diagnosi precoce è la migliore terapia e l’invio
da parte del ginecologo presso un centro specializzato senza perdite di tempo, nella maggior parte dei casi, risulta essere veramente efficace.
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