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Red 24 marzo 2011
Spettacolo: ripristinare i fondi in Sardegna
Lo hanno chiesto con una mozione unitaria i consiglieri regionali del centrosinistra. «Aumentare il livello di indignazione contro chi vuole smantellare e lasciare andare il patrimonio inestimabile che abbiamo»
Spettacolo: ripristinare i fondi in Sardegna

CAGLIARI - Non basta il ripristino delle risorse nazionali del Fondo unico per lo spettacolo per attenuare la crisi di un settore che in Sardegna conta 124 imprese e circa 3000 lavoratori tra diretto e indotto. Infatti, sono solo 15 le aziende che potranno godere dei benefici di quella che viene ritenuta “una resa del Governo alla mobilitazione civile”. I 27 consiglieri regionali del centrosinistra hanno illustrato una mozione, prima firmataria Francesca Barracciu, con richiesta di discussione urgente in aula.

Il capogruppo Pd Mario Bruno ritiene che i tagli (due milioni di euro con l’ultima Finanziaria dopo una riduzione del 10% decisa l’anno precedente) vadano legati alla minore disponibilità di risorse per la cultura e la scuola pubblica e che, per questo, si debba «aumentare il livello di indignazione contro chi vuole smantellare e lasciare andare il patrimonio inestimabile che abbiamo». La Barracciu ha denunciato come lo spettacolo venga trattato dalla politica «in maniera burocratica e superficiale senza capirne la portata» anche in termini di sviluppo economico e occupazionale.

L’esempio è dato dal blocco di 12 milioni dei fondi europei programmati per il periodo 2007-2013: «Sono fermi in assessorato da due anni per mancanza di attenzione. Tre mesi fa li ha presi in carico la Giunta ma nella delibera, in maniera sibillina, destinandoli otto allo spettacolo e quattro al cinema, non si capisce come saranno spesi». Al riguardo, Gian Valerio Sanna (Pd) ha sottolineato l’intenzione dell’esecutivo, attraverso il collegato alla Finanziaria, di manovrare la programmazione comunitaria «rendendo fragile il mantenimento dei fondi su questo settore».

Inoltre, non è stata completamente attuata la legge 18 del 2006 che, benché bisognosa di alcune modifiche, prevede una programmazione triennale. «Serve per garantire tranquillità economica agli operatori che così potrebbero migliorare la qualità dell’offerta culturale senza l’assillo di attendere i finanziamenti annuali», ha spiegato Massimo Zedda (Comunisti – La Sinistra Sarda). Secondo la Barracciu, il fatto che si continui a erogare le risorse in base a norme datate, la Finanziaria del 1990, lascia spazio all’adozione di criteri «aggiustati a seconda dell’assessore di turno e delle spinte dall’esterno». «La legge del 2006 - ha aggiunto Bruno - resta ferma perché mette regole. Si parla di programmazione e quindi di trasparenza, di coinvolgimento del settore e non di scelte accentrate. Evidentemente crea fastidi».

I presentatori della mozione poi sollecitano la Giunta e il suo presidente Ugo Cappellacci a rendere pubblici i dati raccolti dal 2007 dall’Osservatorio regionale dello spettacolo, nato come supporto conoscitivo per la politica isolana. Sulla eventualità che i tagli regionali a cultura e spettacolo possano essere annullati dal disegno di legge collegato alla Finanziaria, all’esame della Commissione Bilancio del Consiglio, il capogruppo Pd è parecchio scettico: «Occorreranno altri tagli. Diventerà un altro assestamento di bilancio per recuperare almeno cento milioni di euro per la sanità e per coprire il deficit di Abbanoa. E’ una serie di provvedimenti omnibus riscritti totalmente, senza idee e senza una filosofia».



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