Il film in programmazione nella sala cinematografica di Alghero in questo periodo. Nonostante l´ottima fama della pellicola fosse nota ormai a tutti, il pubblico non smette di stupirsi
ALGHERO - Dopo la prima mondiale avvenuta negli Stati Uniti, finalmente l'attesissimo film di Tom Hoopper raggiunge le sale cinematografiche italiane ma soprattutto il cuore degli spettatori. Nonostante l'ottima fama della pellicola fosse nota ormai a tutti (vincitrice di quattro premi oscar: miglior film, miglior regia, miglior attore protagonista, miglior sceneggiatura originale), il pubblico non smette di stupirsi di fronte all'originalità della trama e alla bellezza delle immagini-quadro. Per la prima volta infatti, compare sullo schermo un re diverso: non diplomatico, non tiranno, non ricco e potente ma piuttosto un uomo fragile e difettoso. Bartie è fondamentalmente un uomo comune, distrutto da un padre autoritario per difendersi dal quale non gli resta che un'arma: la balbuzie. Un grosso handicap questo, che è allo stesso tempo riparo e prigione. Un difetto del linguaggio sofferto, combattuto e poi sconfitto grazie al sostegno ammirevole della moglie e all'umorismo intelligente del dottor Laionel.
Con grande stupore quindi, quello che doveva essere un film storico sull'Inghilterra degli anni Trenta, si rivela sin dall'inizio un film drammatico sulla storia personale di Giorgio VI. Un uomo al quale è facile affezionarsi; un uomo facile da considerare amico. Ecco dunque che nel lungo cammino verso la conquista della corona Bartie viene accompagnato da un pubblico fremente che aspetta il momento più emozionante del film: il tortuoso discorso del re a sostegno di un popolo che sta per entrare in guerra. Qui lo spettatore suda con Bartie e confida nell'aiuto prezioso di Laionel che come un direttore d'orchestra guida l'amico nel suo discorso pieno di “p” e di “s” che in quel momento sembrano ostacoli insormontabili. Alla fine però, dopo tanta amarezza e fatica, arriva la gioia per un uomo nuovo che c'è l'ha fatta: non più Bartie ma il meritevole Giorgio VI.
Insomma, il “Discorso del re” è sicuramente un film d'autore che nel tentativo di trasmettere una visione personale della Storia non fa che raccontarci di nascosto la storia di ogni uomo. Come se l'autore volesse suggerirci che ogni esistenza, se scavata a fondo, risulta simile a tutte le altre. In effetti se ci pensiamo, ciò che fa di un individuo un grande re non è la discendenza ma bensì la forza d'animo,la determinazione, la voglia di farcela. E allora tutti noi come Bartie, se ci impegniamo nel vincere le nostre battaglie personali, potremmo trasformarci da uomini fragili e timorosi a degni sovrani di noi stessi. |
QUALUNQUEMENTE |
IL CIGNO NERO