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Francesco Carboni 14 settembre 2011
L'opinione di Francesco Carboni
Scegliamo i nostri candidati
<i>Scegliamo i nostri candidati</i>

ALGHERO - Leggo da varie fonti della contrarietà espressa da Elias Vacca alla raccolta delle firme a sostegno del referendum abrogativo della legge elettorale del 2005, ritenendo egli che analoghi rilievi possano essere mossi alla precedente legge elettorale che privilegiava il sistema
maggioritario. Non condivido assolutamente le sue considerazioni per ragioni politiche ed essenzialemente per la negazione del principale diritto democratico che la legge vigente ha prodotto e produce e per le sue perverse conseguenze. Innanzitutto la legge previgente poneva a confronto diversi candidati in ambiti territoriali ben definiti (110mila abitanti e quindi 80mila elettori); candidati indicati da coalizioni e non da singoli partiti, che sostenevano definite opzioni programmatiche e politiche ed erano espressione di queste opzioni.

Quella legge ha fortemente valorizzato i rapporti con gli ambiti territoriali di diretta espressione ed in particolare con le istituzioni locali e territoriali che in tal modo sono state costantemente protagoniste propositive o critiche delle attività parlamentari, consentendo agli eletti, per il sostegno e la responsabilità derivante da quel rapporto, di esprimenre posizioni anche in forte dissenso con le linee della colalizione e dei partiti di stretta appartenza. Essi sono stati in sostanza la diretta espressione degli elettori, potendo coniugare indirizzi generali ed esigenze territoriali particolari.

Ovviamente questa condizione non si è perpetuata con la legge vigente: infatti, i parlamentari hanno contatti difficili con il territorio, ora di ambito regionale, e conseguentemente anche con i rappresentanti istituzionali locali talchè anche quelli, tanti, nel centro sinistra che profondono grande impegno e forte attività (cito per tutti Guido Melis e Giulio Calvisi) sono inseriti in un sistema fortemente dominato dai partiti di appartenenza. Con conseguente iniziativa diversa e meno efficace. Ma vi è un effetto perverso che trova purtroppo coltura ora anche nel centro sinistra: il superamento della diversivà morale quale ineluttabile conseguenza dei tempi; ma non deve essere così ed il referendum con la raccolta delle firme che ha consentito di contattare tantissimi cittadini ne è vivente testimonianza.

Tutti, infatti, chiedono che si ritorni al voto dei candidati per poter avere successivamente il costante contatto con gli eletti nell'espletamento del mandato. Si impedirebbero in tal modo le pericolose derive nella illegalità che si stanno manifestando, che evidentemente partiti, anche nel centro sinistra, ove taluni richiamano l'applicazione politica della presunzione di innocenza che è, invece, concetto eminentemente penalistico, non riescono ad impedire mantendendo e conferendo diritto di rappresentanza politica ed istituzionalead inquisiti, imputati e condannati che invece dovrebbero essere irrevocabilmente allontanati. La legge previgente avrebbe consentito agli elettori di esercitare nei confronti di questi soggetti quella azione di rigetto che oggi rischia di non essere più patrimonio comune. Anche per questa ragione sostengo convintamente il referendum. Al Parlamento competerà evidentemente la responsabilità della nuova legge elettorale tenendo conto delle indicazioni referendarie che mi auguro verranno approvate con il voto.
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