M.L.P.C.
7 novembre 2014
Cocco bello da Napoli, racket in Sardegna
Inchiesta-denuncia delle Iene. Come in tutta Italia, anche le spiagge della Sardegna sono totalmente in mano alla malavita napoletana per ciò che riguarda la vendita del cocco: da Cagliari il consigliere regionale e avvocato Busia lancia la denuncia

CAGLIARI - Già qualche anno fa la trasmissione Mediaset delle Iene si era occupata di denunciare l’organizzazione che si cela dietro la vendita nelle spiagge italiane del frutto tropicale. Stavolta l’inchiesta sbarca nella nostra Isola: anche qui i venditori di cocco che sono per la maggior parte napoletani e un motivo ci sarà e la puntata dello scorso 5 novembre lo spiega bene.
L’inviato delle Iene ha intervistato un venditore, che per motivi di sicurezza è voluto rimanere anonimo, anche lui proveniente dalla Campania, che ha spiegato bene come funziona l’organizzazione: la Sardegna viene divisa in diverse zone di vendita, ognuna delle quali con un capo zona che ha al suo servizio 4 o 5 persone, ovviamente lavoratori tutti in nero, mentre il boss, quello che guadagna davvero, è a Napoli.
L’organizzazione secondo quanto denunciato, che si chiama proprio “Cocco Bello”, ha una gerarchia precisa e severa: le donne controllano poi se i venditori ogni giorno lavorano come si deve, macinando chilometri e chilometri di spiaggia sotto il sole. I guadagni sono alti, il 60% va al boss, che a detta del testimone anonimo, ha contatti con la camorra e se si sgarra si rischia forte.
Il video-denuncia ha avuto molta eco: da Cagliari, l’avvocato e consigliere regionale Anna Maria Busia ha presentato denuncia a tutte le Procure della Sardegna per chiedere l’apertura di un’inchiesta a denuncia di un fatto concreto: che l’attività di vendita del cocco sia controllata da una rete di criminalità organizzata e che non la si può esercitare se non alle strette dipendenze di Napoli.
Foto d'archivio
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