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Daria Chiappe 21 aprile 2015
Chiude con la classicità il Teatro Civico di Alghero
Dopo quattro mesi di intensa attività, con un tuffo nel passato e con un omaggio alla poesia di Omero, cala il sipario sulla Stagione 2015 di Prosa del Cedac
Chiude con la classicità il Teatro Civico di Alghero

ALGHERO - Si è sfiorato il tutto esaurito nella serata conclusiva della Stagione di Prosa 2015 del Cedac al Teatro Civico di Alghero, dove il 16 aprile è andata in scena “La mia Odissea”. Ottavo e ultimo appuntamento di una programmazione ricca e varia, cominciata con un classico del teatro (“L’Avaro” di Molière) e terminata con un classico della letteratura. “La mia Odissea” di Marina Thovez infatti, se anche attraverso un dialogo tra passato e presente, una rilettura in chiave ironica e una messa in scena del tutto personale, ha cercato di portare sul palcoscenico il grande mito dell’Odissea di Omero. E con esso la poesia, la religiosità, le virtù (coraggio, intelligenza, onore, forza) e i valori (la famiglia, l’amicizia) oggi perduti, propri di un mondo lontano.

Un tesoro decantato e personificato dal momento che sulla scena l’arte delle parole si incarna in Omero, che spesso con i suoi monologhi arresta e integra l’azione; l’amore in Penelope, la tenacia e l’intelligenza in Odisseo, l’amicizia nel Mentore e la fede negli Dei dell’Olimpo. Personaggi quindi rispettosi dei propri ruoli e della propria natura, ma non dell’immaginario greco, spogliato di maestosità ed eleganza. Poco caratterizzante infatti la scenografia, fatta di gradoni gialli mobili adattati a riva, dimora e Olimpo e distinti da un fondale, talvolta blu come il mare, talvolta raffigurante rovine come quelle della terra magna. Allo stesso modo gli abiti: più simili alla modernità che all’antichità e più vicini alla caricatura che alla riproduzione, funzionali tuttavia a suscitare il riso.

Due mondi, quello di oggi e quello di ieri, che coesistono nel linguaggio e nel visibile, senza riuscire però ad amalgamarsi per via dell’ironia che, come spiegato dalla regista, ha la funzione «non di smontare un mito, ma di richiamare il presente nella mente dello spettatore, per ricordargli che quello è un altro mondo». Una scissione riuscita, grazie anche alla buona performance degli attori, accompagnati nella recitazione da note suonate dal vivo, spesso percepite come l’elemento più in grado di ricreare la tipica atmosfera greca. Con un tuffo nel passato e con un omaggio alla poesia quindi, il pubblico ha lasciato il Teatro Civico di Alghero dove, dopo quattro mesi di intensa attività, è ora calato il sipario della Prosa.

Nella foto: un momento dello spettacolo



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