S.A.
19 aprile 2016
Appalti sardi tra i più poveri A Sassari crollano gli importi
Sassari è un esempio emblematico tra le province sarde: a dispetto del numero degli appalti in cui il calo non è stato eclatante (solo sette), è il valore dell´importo a precipitare al meno 89,3%

SASSARI - Nel primo trimestre del 2016 il mercato regionale dei lavori pubblici ha registrato una modesta crescita del numero delle gare a fronte di una nuova fortissima contrazione del valore dei bandi. Dagli ultimi dati resi noti dal centro studi della Cna Sardegna risulta una situazione ancora assai difficile e molto volatile per il mercato delle opere pubbliche: con appena 341 gare promosse si confermano i bassissimi livelli del 2015, ma soprattutto crolla vertiginosamente il valore dei bandi: con appena 84 milioni di euro la variazione negativa è del 53% rispetto al primo trimestre 2015.
La crisi, generalizzata alle gare di tutte le tipologie dimensionali, è particolarmente visibile nella riduzione di risorse per i grandi lavori: sono stati promossi solo 3 interventi sopra i 5 milioni, contro i 7 dello scorso anno. In questo primo scorcio del 2016 l’unica tipologia di opere a crescere è quella dei micro interventi di importo inferiore a 150 mila euro, principalmente ad opera dei Comuni per interventi sul patrimonio esistente. Ma anche per questo tipo di appalti il valore delle gare è diminuito del 4% a testimonianza della difficoltà generalizzata in termini di risorse per le amministrazioni pubbliche attive in Sardegna. Sassari è un esempio emblematico tra le province sarde: a dispetto del numero degli appalti in cui il calo non è stato eclatante (solo sette), è il valore dell'importo a precipitare al meno 89,3%.
«Questa nuova fase di incertezza – spiegano Francesco Porcu e Mauro Zanda rispettivamente segretario regionale della Cna Sardegna e presidente di CNA Costruzioni - arriva dopo una fase di espansione registrata nel 2015 quando le 1.298 gare promosse erano cresciute del 19% rispetto al 2014, e la spesa (pari a 989 milioni) era aumentata del 59%. Ma anche quel dato – aggiungono - non descriveva un mercato in buona salute perché arrivava dopo un 2014 durante il quale era stato raggiunto il picco minimo della domanda (poco più di mille gare) e una spesa di poco più di 700 milioni, superiore nella lunga serie storica dal 2002 solo a quella totalizzata nel 2013».
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