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Roberto Ferrara
18:25
L'opinione di Roberto Ferrara
Capodanno, serve meno ideologia e più lettura
Leggendo gli interventi dei Fratelli d’Italia, viene da pensare che la vera emergenza non sia il Capodanno, ma la comprensione dell’italiano. Nella nota stampa della consigliera Piccone da nessuna parte era scritto che il Capodanno non si sarebbe fatto. Né si è mai parlato di cancellazioni o di ridimensionamenti. Si proponeva, semplicemente, una visione nuova, che guarda oltre la singola notte di festa e che punta a rendere Alghero e la Riviera del Corallo protagoniste di un percorso culturale e turistico più ampio e maturo. Ma per capirlo, evidentemente, bisognava leggere o almeno provare a mettere in ordine soggetto, verbo e complemento. Non so quindi a quale testo si riferiscano i Fratelli ma nella nota si parla chiaramente di evoluzione del format, non di rinuncia. Di un Cap d’Any che possa diventare parte di un sistema territoriale integrato, capace di coinvolgere i comuni dell’area metropolitana, attrarre pubblici diversi e promuovere l’intero nord-ovest della Sardegna.
È un’idea che mette al centro la cultura come motore di sviluppo, la nostra identità linguistica e popolare, le tradizioni, l’enogastronomia, la partecipazione della comunità. Un modello che si fonda sulla coerenza e sulla qualità dell’offerta, non sull’effimera ricerca del “nome ad effetto” buono per una sola notte e dimenticato il giorno dopo. Quanto poi alle frasi che vengono attribuite al presidente della Fondazione, Graziano Porcu, va detto chiaramente: non le ha mai pronunciate. Forse, oltre alla comprensione del testo scritto, serve anche un po’ di attenzione a ciò che si ascolta. Confondere la riflessione sulla necessità di cambiare prospettiva con un presunto “testacoda ideologico” è una forzatura che appartiene più alla propaganda che al dibattito politico. Noi stiamo costruendo un modello di programmazione che guarda all’intero anno, non solo alle due serate di Capodanno.
Un lavoro che ha già dato risultati: il successo della festa di San Michele, la crescita delle collaborazioni tra realtà locali, la valorizzazione dei talenti del territorio e l’apertura di nuove sinergie tra Comuni. Non è ideologia, è programmazione culturale. È l’idea che una città viva di qualità, non solo di quantità. Che promuova se stessa attraverso ciò che la rende unica, non imitando ciò che fanno gli altri. Per questo, più che di concerti, oggi dovremmo parlare di visione. Di cosa vogliamo che sia Alghero nel futuro: una città vetrina o una città viva, creativa, consapevole del proprio ruolo dentro la Sardegna e nel Mediterraneo. In sintesi, nessuna contraddizione, nessuna rinuncia, solo una direzione chiara. E se qualcuno ha difficoltà a comprenderlo, forse non è un problema politico: è un problema di comprensione del testo.
*Rappresentante Gruppo Territoriale Alghero Movimento 5 stelle
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