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Antonio Burruni
19 ottobre 2008
Tennis: Martina Di Giuseppe, una romanista dal cuore tenero
Il programma della giovane è limitato dalle imposizioni riservate agli Under 18

ALGHERO - «Gioco meglio di dritto, ma vario molto il mio gioco. Cerco il back, scendo a rete quando posso, anche se non sono un fulmine coi piedi. Sono abbastanza offensiva».
Tennisticamente, si presenta così Martina Di Giuseppe. Proprio questa settimana ha raggiunto la 724esima delle classifiche mondiali, suo best ranking in singolare, dove si ricorda, sempre quest’anno, la semifinale di Imola come miglior risultato. Nel suo palmares, anche una semifinale nel torneo di Castel Gandolfo nel 2006, senza aver mai conseguito una classifica mondiale.
Come mai hai cominciato a giocare a tennis?
«A sette anni facevo nuoto per curare la displasia. Vicino alla piscina c’erano altri bambini che giocavano a tennis e mi piaceva guardarli. Poi ho provato e mi è piaciuto. Quando mi hanno detto che dovevo scegliere, ho scelto il tennis».
Anche se hai le armi adatte, non sei mai entrata nella classifica mondiale di doppio.
«E' vero. Si, mi piace e mi diverte giocarlo, ma gli Under 18 hanno delle limitazioni nella partecipazione ai tornei e alle volte non conviene».
Come sarà il tuo finale di 2008?
«Dopo Oristano mi fermo. Raccogliamo quello che viene, ci divertiamo un po’ e poi vediamo».
Con chi alleni e viaggi nel circuito?
«Mi alleno da un anno con Martina Caregaro e Francesco Elia, che però qui non è venuto. Sia Francesco che Silvia (Farina, ndr.) sono bravissimi. Con Martina abbiamo caratteri diversi, ma andiamo molto d’accordo. Abbiamo giocato due volte insieme in doppio quest’anno».
Cosa fai nel tempo libero?
«Si fa quello che non si può durante i tornei. Si esce con gli amici, si va al cinema. Guardo un po’ tutto, dagli horror ai sentimentali. Poi ascolto musica italiana “vecchia”, tipo Baglioni. Sto leggendo anche “I passi dell’amore”, sono abbastanza sensibile».
Nella foto: Martina Di Giuseppe
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