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Alguer.itnotiziealgheroCulturaCinema › Proiettato nel cinema di Alghero il documentario “Mondovino”. Un film sul vino e sulla sfida tra globale e locale
Monica Caggiari 30 giugno 2005
Proiettato nel cinema di Alghero il documentario “Mondovino”
Un film sul vino e sulla sfida tra globale e locale
Il documentario racconta così, senza commenti, se non quelli degli stessi protagonisti, l’era del libero mercato e degli scambi economici ormai planetari
Proiettato nel cinema di Alghero il documentario “Mondovino”. Un film sul vino e sulla sfida tra globale e locale

ALGHERO - È un mondo che affonda le sue radici nella storia dell’uomo, nel suo estenuante lavoro quotidiano a contatto con la terra e i frutti di questa, quello raccontato dal regista Jonathan Nossiter in “Mondovino”, lo stupefacente film–documentario, proiettato ieri, 29 giugno, al cinema Miramare, in occasione delle celebrazioni per “Sa die de sa Sardigna 2005”. Un viaggio nell’ancestrale mondo della produzione vinicola, quello descritto dal regista–sommelier, che nel balletto d’immagini e ritratti, cerca di cogliere l’essenza del cambiamento. Il percorso si dipana lungo le strade del Bordeaux, passando per il chianti e i bianchi californiani, approdando nella Planargia di Bosa, dove a rendere omaggio alla Malvasia appare Gianbattista Columbu, occhi languidi e sguardo mite ma risoluto, che parla con lo stesso amore che ha per la moglie anche della sua vigna e delle sue produzioni. Sembra invece fare da contrappeso alla saggezza dell’anziano sardo, la goliardica risata di Michel Rolland, squisitamente francese nei modi e nell’estrema esemplificazione della globalizzazione delle produzioni vitivinicole tradizionali. Colui, che è ritenuto il massimo esperto di vini al mondo, appare sulla scena perseguitato dagli squilli continui dei cellulari, reiterando consigli ai suoi clienti: «Devi ossigenare, devi solo ossigenare», suggerendo così una tecnica molto lontana della tradizione e al limite, secondo gli anziani produttori, della sofisticazione.
Dall’uomo di mondo si passa così alla famiglia più importante per quanto riguarda, ormai, il mercato mondiale del vino. I Mondavi, famiglia di chiare origini italiane, vivono in California, ma nell’ottica di quella globalizzazione contro la quale in molti si stanno sollevando, hanno comprato ettari su ettari di vigneti nel mondo. Anche in Toscana, sulle colline fiorentine, hanno rilevato l’azienda Antinori e fagocitato nel business le produzioni Frescobaldi, marchesi ai quali poi hanno ceduto la quota “dell’Ornellaia” Antinori.
Il documentario racconta così, senza commenti, se non quelli degli stessi protagonisti, l’era del libero mercato e degli scambi economici ormai planetari. Sull’onda della globalizzazione si sono, infatti, sviluppati anche gli interventi che hanno animato la tavola rotonda successiva alla proiezione. Al dibattito non ha preso parte l’on. Renato Soru, che, pare, non sia riuscito a conciliare i suoi numerosi impegni e la sua presenza ad Alghero con l’attesa della folla, desiderosa di sentire l’opinione del governatore, noto per le sue posizioni ferme su alcuni degli argomenti toccati dal film.
Il primo commento è stato, quindi, quello di Elisabetta Pilia, Assessore alla Pubblica Istruzione, che ha evidenziato la riaffermazione dell’identità sarda, anche attraverso l’excursus sulla famiglia Columbu, che caratterizza la scelta del terzo incontro, dedicato all’autonomia, per “Sa die de sa Sardigna”. Un’appartenenza fiera, quella delineata dall’Assessore, che ha anche segnalato l’imprescindibile esigenza di mantenere vive le tradizioni, senza cadere nella staticità ed evitando al contempo quell’aspetto della globalizzazione, definito da Pilia “rullo compressore”. Contro l’appiattimento, ma anche contro la demonizzazione della globalizzazione economica si sono espressi anche i due economisti, Vannini e Angioni, che hanno sottolineato come a livello economico planetario sia ancora valida la prassi derivata dalla teoria del libero scambio, sempre ovviamente inserito in un contesto di congrua regolamentazione e costante e doverosa collaborazione per un’ovvia “interdipendenza”.
Più filosofico, quasi “conviviale”, l’intervento dello scrittore Luca Ragagnini, introdotto da Giorgio Todde. Lo scrittore ha subito ricordato il valore aggregante della bevanda, amata ed esecrata nei millenni, fulcro dei simposi filosofici, ma anche di laute sbronze che ricordano, così Ragagnini, come il vino sia come benzina sul fuoco: «rende più intelligenti gli intelligenti e più cretini i cretini».



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