Red
16 settembre 2013
Dolore infantile, se n´è discusso a Olbia
Antonio Balata, primario del reparto di Pediatria dell’ospedale di Olbia: Il dolore è un sintomo frequente in età pediatrica e spesso non viene adeguatamente percepito dagli operatori

OLBIA - «Il dolore è un sintomo frequente in età pediatrica e, paradossalmente, i bambini ricevono meno cure rispetto al paziente adulto dal momento che esternano meno la sintomatologia dolorosa e, quando riescono a farlo, la loro sofferenza non viene adeguatamente percepita dagli operatori», spiega Antonio Balata, primario del reparto di Pediatria dell’ospedale di Olbia. Del problema se ne è discusso nei giorni scorsi a Olbia, nel corso di un convegno organizzato nella sala convegni del Museo Archeologico.
Da un’indagine condotta all’interno di 59 pediatrie italiane tra ottobre e dicembre 2011, nell'ambito di un progetto promosso dall'associazione “Vivere senza dolore”, che ha visto anche la partecipazione delle pediatrie sarde dell’Ospedale Giovanni Paolo II di Olbia e dell’Ospedale Sirai di Carbonia, è emerso come 4 bimbi ricoverati su 10 soffrano di un “dolore inutile” ed evitabile, se trattato efficacemente con i farmaci. L'indagine, condotta nell'ambito dell'iniziativa “Accendi un sorriso” e patrocinata dal Ministero della Salute, ha esaminato l’attività all’interno delle pediatrie italiane, stilando una valutazione di come in queste strutture il dolore venisse monitorato e trattato.
«Dai dati raccolti emerge che molte procedure dolorose vengono eseguite in ospedale senza un adeguato trattamento antalgico e che soltanto al 40% dei bambini sottoposti ad intervento chirurgico viene prescritta una corretta terapia farmacologica antidolorifica nel post operatorio», spiega il direttore della Pediatria olbiese, Balata. «Questo è in parte dovuto alla scarsa disponibilità di preparazioni farmaceutiche adeguate all’età e al peso dei piccoli pazienti, per cui spesso devono essere utilizzate formulazioni per adulti frazionate sino ad ottenere la corretta posologia pediatrica; più spesso manca una sufficiente attenzione al problema della sofferenza da parte di chi ha in cura i piccoli pazienti».
Foto d'archivio
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