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Daria Chiappe
14 aprile 2012
La finestra sul mondo di Hugo Cabret
In programmazione al Cinema Miramare di Alghero l’ultimo film di Martin Scorsese, realizzato nel 2011. Carico di tutte quelle lodi acquisite nel lungo viaggio dall’America all’Italia

ALGHERO - Hugo Cabret è l’ultimo film di Martin Scorsese, realizzato nel 2011 ma in programmazione ad Alghero solamente ieri (giovedì), carico di tutte quelle lodi acquisite nel lungo viaggio dall’America all’Italia. Infatti la genialità soprattutto tecnica, con la quale il regista ha saputo portare al cinema la storia tratta dal libro di Brian Selznick. La straordinaria invenzione di Hugo Cabret, è stata premiata con cinque statuette su undici nomination, in occasione dei Premi Oscar 2012, e con la miglior regia al Golden Globe 2012.
Ad essere narrata è la storia di un piccolo orfanello, Hugo Cabret, costretto a vivere in segreto tra le mura della stazione di Parigi, in compagnia del ticchettio degli orologi che aggiusta e dei suoi ricordi: quelli di una famiglia amata e perduta della quale non gli resta che un automa rotto, da aggiustare a tutti i costi. La solitudine e lo sconforto del bambino vengono percepiti attraverso una serie di soggettive di Hugo che dai grandi orologi della stazione guarda con tristezza il mondo dal quale si sente escluso.
Ma la sua grande determinazione lo porterà a trovare la giusta collocazione nella realtà, così che nel film dirà: «Mi piace immaginare che il mondo sia un unico grande meccanismo. Sai, le macchine non hanno pezzi in più. Hanno esattamente il numero e il tipo di pezzi che servono. Così io penso che se il mondo è una grande macchina, io devo essere qui per qualche motivo». Ma quella che sembra essere una storia drammatica, dall’atmosfera bluastra, fumosa e misteriosa propria del Fantasy, si trasforma ben presto in pellicola celebrativa del cinema delle origini, dove dal protagonismo del fanciullo si passa a quello di un vecchio: il grandissimo regista George Meliès.
Nonostante la differenza di età i due personaggi hanno tanto in comune come: la passione per la meccanica, il talento nell’aggiustare le cose, il fatto di aver perso qualcosa di importante, Meliès il suo cinema e Hugo la sua famiglia. Entrambi si sentono abbandonati dal mondo. Ma il primo a non abbandonarli è proprio Scorsese, che con questo film ha voluto probabilmente omaggiare e ricordare il grande inventore del cinema di finzione e regalare una casa al piccolo Hugo, al quale tutti ci siamo affezionati. Perciò, dietro l’apparente centralità di due
personaggi di una storia, si cela il reale protagonismo nel film del Cinema stesso ma anche del Tempo, presente già nell’incipit dove, una veloce carrellata all’interno della stazione sembra simulare un viaggio nel passato per raggiungere la Parigi anni Trenta.
Un tempo che impone continuamente la sua presenza con enormi orologi che occupano la scena. Un tempo che significa ricordo, dolore speranza. È un film dunque ricco da tutti i punti di vista: per la numerosità dei protagonisti, per i generi che abbraccia (drammatico,commedia, fantasy, documentario) e per la moltitudine di emozioni che accompagnano lo spettatore durante la visione (riso,commozione, rabbia, felicità, suspance). Un film infine capace di cogliere e raccontare due grandi realtà ossia che «il tempo è tutt»o e che «il cinema è capace di catturare i nostri sogni».
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