S.A.
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Ciclabile Bombarde chiusa: «è paradossale»
Le problematiche emerse sulla viabilità sostenibile e la sicurezza: la denuncia della guida cicloturistica Gavino Canu: è un atto paradossale e profondamente controproducente, una scelta illogica che danneggia residenti, turisti e il territorio

ALGHERO - «Chiudere un tratto ciclabile in piena stagione turistica, in una località che ambisce a essere un modello di mobilità sostenibile, appare un atto paradossale e profondamente controproducente. È quanto sta accadendo lungo la pista ciclabile che da Fertilia conduce alle spiagge de Le Bombarde e del Lazzaretto, punto nevralgico per raggiungere siti di grande valore naturalistico e culturale come il Nuraghe Palmavera e il Parco di Porto Conte.» A dirlo è la guida cicloturistica Gavino Canu che la definisce «una scelta illogica che danneggia residenti, turisti e il territorio stesso». «Impedire l’accesso sicuro alle spiagge a chi sceglie di muoversi in bicicletta, rinunciando all’automobile, significa scoraggiare uno stile di vita sostenibile e mettere a rischio l’incolumità di chi pedala lungo strade trafficate, strette e prive di protezioni adeguate» incalza Canu.
«Comprendiamo che dietro la chiusura della pista ciclabile che porta a Le Bombarde ci sia sicuramente un valido motivo e che quel tratto non è nella totale competenza del Comune, ma una città a vocazione turistica non può arrivare al mese di giugno con piste ciclabili prive di manutenzione o - peggio - chiuse. È necessaria una regia che programmi queste manutenzioni per tempo, che coinvolga gli operatori del settore e li informi tempestivamente su eventuali chiusure, per evitare disagi evitabili e danni all'immagine del territorio» prosegue la guida che mette in evidenza tutte le problematiche emerse: «l’assenza di una rete ciclabile continua, la scarsa manutenzione dei percorsi esistenti, la mancanza di segnaletica – come all’accesso della strada vicinale per Le Bombarde – e ora anche la chiusura dei tratti più strategici, rappresentano un evidente passo indietro. Tutto questo accade mentre si promuove lo sharing di biciclette e oltre cento monopattini elettrici, strumenti che rischiano di diventare solo simbolici se privati delle infrastrutture necessarie per essere realmente utilizzati».
E conclude: «Non basta distribuire mezzi leggeri se poi si trascurano i percorsi. Non basta parlare di mobilità dolce se chi la pratica viene penalizzato. La sicurezza dovrebbe essere il primo requisito: una città che guarda al futuro non può permettersi di trascurare chi sceglie mezzi ecologici per raggiungere il mare, il ristorante o il centro storico. Il rischio è di vanificare gli sforzi fatti per promuovere una visione moderna e responsabile della mobilità, e di tornare indietro. In un tempo in cui la sostenibilità è un valore guida, chiudere le ciclabili significa mettere letteralmente “il bastone fra le ruote” a cittadini e visitatori che vogliono vivere Alghero nel rispetto dell’ambiente e della propria salute».
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